La perforazione
a percussione è effettuata per mezzo di un attrezzo
in acciaio pesante munito di tagliente (con angolo variabile
da 90° a 120°), ad una o due lame (a croce), con
lunghezza e diametro variabili, assicurato all'estremità
superiore da un'a-sta pesante, munita di snodo, il tutto
manovrato tramite una batteria di aste (sistema canadese)
oppure mediante una fune di appropriata dimensione (sistema
pensilvano), che scorre in una puleggia fissata al vertice
di una capra o torre di perforazione. Lo scalpello viene
fatto muovere in modo alternato in caduta libera ed in
risalita, permettendo così la frantumazione del
terreno al fondo del perforo, sia a secco sia mediante
circolazione di acqua limpida o con acqua additivata con
viscosizzanti (perforazione idraulica), al fine di formare
un impasto viscoso facilmente asportabile dal perforo
mediante una benna a 2 o a 3 valve oppure una sonda (cucchiaia
cilindrica con diametro molto prossimo a quello del foro),
provvista di valvola di fondo a ciabatta, che permette
l'ingresso dei detriti all'interno del corpo cilindrico.
Appena l'attrezzo si riempie, viene ritirato dal foro
e svuotato. Nella fase di caduta il materiale frantumato
entra nella cucchiaia in quanto la valvola è aperta
e rimangono, così, al suo interno. Il tagliente
dello scalpello è solitamente riportato con inserti
di metallo duro (widia). La benna mordente invece viene
appoggiata sul fondo foro a valve aperte; successivamente
si chiudono le valve e si asportano i detriti. Il sistema
impiega anche una morsa giracolonne per l'infissione e
l'estrazione dei tubi di manovra, soprattutto quando si
opera in terreni sciolti, al fine di poter tenere aperto
il foro durante la perforazione.